“Non capisco: tu hai una vita sola e l’hai
regalata tutta a noi”.
Così
mi disse uno di voi qualche anno fa, uscendo dal Beccaria, mentre con me in
macchina si avviava a entrare nella nostra comunità Kayròs.
Spesso,
ancora oggi, mi risuonano quelle parole, alla ricerca del perché. Tante altre
volte, qualcuno di voi mi ha domandato: “Chi
te lo fa fare a vivere con noi?”.
E’
da anni che vado alla ricerca di una risposta convincente per voi e per me, ma
non è facile trovare una spiegazione logica al senso di una vita così spesa.
Mi
sono convinto, tuttavia, che sono almeno due i motivi per cui vale la pena
dedicare tutto me stesso ai voi ragazzi: primo, perché credo in ognuno di voi; secondo, perché credo in Dio.
Innanzitutto, perché mi siete
simpatici: ogni vostro volto è l’immagine di una storia straordinaria di
umanità. Qualche volta mi rimproverate che ho le preferenze: avete ragione. Lo
sapete bene che quelli tra voi che più soffrono occupano tantissimo la mia testa
e il mio cuore. Non è questione di preferenze per come la intendete voi: è
questione di responsabilità. Una responsabilità che sento forte verso ognuno di
voi; un impegno che sento doveroso per la vostra vita, anche se a volte
comporta inevitabili fatiche e non sempre gratificazioni.
Credo in voi, nelle vostra tremenda
voglia di vivere e di essere protagonisti sulla scena di questo mondo; non mi
rassegno all’idea di vedervi solo spettatori di decisioni prese da altri.
Le
sofferenze ti cambiano; se le sai affrontare, ti rendono una persona di valore.
Mi
rimproverate che non allontano mai nessuno dalla nostra comunità e che continuo
a tenere ragazzi che non meriterebbero di rimanerci: avete ragione anche in
questo, ma come faccio a capire con certezza assoluta quando un ragazzo ha
esaurito davvero il suo “kayròs”, il suo tempo opportuno in comunità? Non sono
mai decisioni facili, da prendere a cuor leggero o perché quel ragazzo ne ha
combinata un’altra delle sue.
Credo in voi, nella vostra capacità di cambiamento: non sarà un cambiamento improvviso, immediato. I veri cambiamenti richiedono molto tempo e molta fiducia. Sappiate che spesso i primi a non crederci siamo proprio noi stessi; per questo abbiamo bisogno di essere sorretti da qualcun altro che ci creda e ci dia fiducia.
Credo
nei vostri piccoli passi, nelle mete raggiunte con sacrificio, senza cedere
allo sconforto di fronte alle inevitabili cadute e alle aspettative deluse.
Credo in voi perché spesso mi avete
aperto gli occhi sulla realtà e mi avete insegnato ad amarla, nonostante tutto.
E
poi, credo in Dio. Non è un motivo
secondario, perché, senza volerlo, siete proprio voi ragazzi a permettermi di
incontrare ogni giorno di più il suo Volto. Mi permettete di assaporare, con
sempre rinnovato stupore, il gusto del Vangelo. Un Vangelo, attraverso i vostri
volti e le vostre storie, straordinariamente reale.
Il
mio essere prete è per voi uno stato di vita altrettanto incomprensibile; per
me è un dono bellissimo che Dio ha fatto alla mia vita, perché la potessi
spendere totalmente per Lui e per voi. Ne sono sempre più convinto. Senza la
presenza di Dio, forse non sarebbe nata nemmeno la comunità Kayròs.
Ecco,
se ci capiterà di incontrarci lungo la strada della nostra esistenza e dei
nostri comuni dolori, sappi fin da ora che troverai sempre un posto nella mia
vita e nel cuore di Dio.
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